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Autore Truman Capote: a sangue freddo
trentinara

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 65
Da: Napoli (NA)
Inviato: 19-02-2006 10:39  
Prima volta che scrivo un commento su questo forum, il film ad essere sinceri mi ha un pò annoiato, ho sbadigliato 4 o 5 volte, buone le varie battutine date in bocca al personaggio principale d'altra parte si parla di uno scrittore, abbastanza deludente il resto, la trama ci viene già tutta rivelata dal trailer, il resto bho..., capote ci teneva veramente ad aiutare i 2 assassini o era solo per il proprio interesse? di certo dopo si è pentito ma dal film non si capisce nulla. C'è una scena in cui capote dice a una ragazza che la gente credeva di averlo inquadrato per via di come parlava ma per tutto il film non si fa altro che enfatizzare l'aspetto esteriore del personaggio di capote, mha..., chi era capote? chi erano i due assassini? bho.. ci viene raccontato qualcosa attraverso le parole dei personaggi ma l'immagini? eppure tutti ne parlano bene di questo film, è stato candidato a 5 oscar, cosa mi è sfuggito?

[ Questo messaggio è stato modificato da: trentinara il 19-02-2006 alle 10:42 ]

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 19-02-2006 10:51  
Credo che sia un film molto interessante e comprensibile se già ben si consoce la storia e gi atteggiamenti del vero Capote. E allora vedere come la stesura di "A sangue freddo" (e il rapporto con i due assassini) sia stata emblematica e decisiva per la sua vita diventa un argomento potenzialmente appassionate. Insomma, sicuramente un film più adatto al pubblico americano, quello "colto".
Anche io mi sono annoiato un pochetto, il senso del film, la complessità del personaggio Capote,non consocendola a priori, non mi ha preso. Da leggere comunque la recensione qui su Filmup di Elisa Giulidori, davvero molto bella ed interessante.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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trentinara

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 65
Da: Napoli (NA)
Inviato: 19-02-2006 13:40  
Si l'ho letta ed ben fatta, però a me non piacciono i film dove i personaggi si sviluppano descrivendosi o raccontandosi.

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LeoBaxter

Reg.: 14 Feb 2006
Messaggi: 25
Da: Roma (RM)
Inviato: 19-02-2006 21:20  
Io ho trovato l'interpretazione di Philip Seymour Hoffman francamente irritante. Voglio sperare che non lo premino con l'Oscar.

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trentinara

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 65
Da: Napoli (NA)
Inviato: 20-02-2006 12:23  
@LeoBaxter
Non ho visto la versione originale ma dal trailer americano la sua voce di non mi sembra irritante come quella del doppiaggio italiano.
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Le donne sono come le mosche: o si posano sul miele o sulla merda.

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lestat79

Reg.: 02 Gen 2006
Messaggi: 28
Da: Carignano (TO)
Inviato: 20-02-2006 15:27  
E' sicuramente un film molto difficile da capire per noi pubblico italiano. Non si può negare però un certo approfondimento psicologico grazie ad una buona sceneggiatura, un attore in parte ed una solida regia. Forse dei cinque candidati all'oscar è il più classico.
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il mio blog

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bunch311

Reg.: 20 Gen 2005
Messaggi: 430
Da: roma (RM)
Inviato: 20-02-2006 18:21  
Credo che sia un film fordmidabile
Sembra ricalcare formalmente "A sangue freddo".Asciutto,desaturato da ogni fronzolo o patemi sentimentali.Non si fa il tifo come avviene spesso per gli assassini,ne li si giudica frettolosamente come succede in altri film per convincersi alla fine di essere stati affrettati nel giudizio.Ma non è questo ciò che importa al regista e al suo sceneggiatore,se c'è un motivo per vedere questo film,risiede in Capote,ma non tanto quanto personaggio storico o per vederne la sua biografia,ma per iconizzare il letterato omosessuale ad artista che disperde se stesso per la sua opera.
Capote nel film non è altro che una sanguisuga che sfrutta il corpo ospitate.Lo prosciuga,per poi disfarsene,ma Capote non è propriamente un vampiro e cosi il rimorso,il dolore incominciano ad insinuarsi nel suo animo.Fino a che punto ci si può vendere,si può ingannare in nome dell'arte,della propria opera,del libro che,in questo caso,avrebbe cambiato per sempre il modo di intendere la leteratura?Capote pensa che ci si può spingere molto più in là del consentito,addirittura sfrutta i suoi personali ricordi,parla di sua madre al giovane Perry e lo fa non tanto per empatia,ma per estorcergli delle confidenze.Tutto sembra girare per il verso giusto,Truman come un boia silenzioso aspetta la loro morte,ma il grande letterato non ha fatto i conti con il suo animo,con il SENTIMENTO.
Proprio quel sentimento che in A sangue freddo scompare,per lasciare spazio ad una prosa fredda e livida.Purtroppo questo non riesce a Capote anche nella vita personale.L'arte può imitare la vita,ma non il contrario
In questa ambiguita,in questa sua parziale disperazione finale,a noi spettatori non viene lasciato neanche il tempo di commuoverci per lo scrittore americano.Harper Lee gli dice al telefono "forse non hai voluto salvarli.." e cosi rispedisce quelle poche lacrime o senso di comprensione nei confronti di Truman che stavano per nascere al mittente.
Ed è emblematico che Capote non abbia più scritto un libro;forse avrà preferito vivere la sua vita senza barattarla per l'arte
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"tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-02-2006 03:30  
quote:
In data 2006-02-19 10:51, gatsby scrive:
Credo che sia un film molto interessante e comprensibile se già ben si consoce la storia e gi atteggiamenti del vero Capote. .... Insomma, sicuramente un film più adatto al pubblico americano, quello "colto".
Anche io mi sono annoiato un pochetto, il senso del film, la complessità del personaggio Capote,non consocendola a priori, non mi ha preso.



Mi trovo in totale disaccordo, Andrea. Il film, quantunque si limiti a raccontare un episodio della sua vita - però centrale, fondamentale -, la dice lunga sulla parabola artistica ed esistenziale dello scrittore, e sul contesto socio-culturale in cui operava. Pur non conoscendo la vita e le opere di Capote, il pubblico è perfettamente in grado di fruire al meglio il messaggio di quest'ottimo film che non è biografico e che racconta una storia semplicissima e lineare, anchge se "sostanziosa". Non credo che il film sia più adatto ad un pubblico americano, per di più colto (ma che significa?), data l'universalità dei contenuti, dei significati. Posto direttamente la mia opinione integrale così mi spiego meglio.

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 22-02-2006 alle 03:38 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 22-02-2006 03:41  
Truman Capote è uno scrittore di buona fama, noto nell’ambiente del jet set newyorkese per le sue eccentricità e frivolezze, quando, nel 1959, legge un articoletto del New York Times su un assassinio multiplo avvenuto in una remota contrada del Kansas. La stampa si occupa spesso di simili storie d’ordinaria follia, ma lo scrittore resta colpito dalla particolarità di quel crimine. Interessato ad approcciare al fatto di cronaca con gli “strumenti” del romanziere, ottiene dal capo redattore del The New Yorker il permesso di occuparsi del caso. Accompagnato dall’amica/collega Herpes Lee (premio Pulitzer per “Il buio oltre la siepe”, romanzo dal quale Robert Mulligan trarrà il bellissimo, omonimo film), Capote si reca sul luogo del delitto per indagare anche sull’impatto che la vicenda ha avuto sulla piccola comunità rurale di Halcomb, guadagnandosi, con la bizzarra ma diretta vivacità dei suoi modi, la fiducia dell’agente investigativo, degli amici delle vittime e degli stessi assassini: prima in un fugace approccio, ed in seguito durante l’intero iter processuale, allorché instaura con Perry Smith – uno dei due rei confessi condannati a morte – un rapporto controverso e lacerante. Le affinità tra lo scrittore e l’omicida sono rintracciabili nei rispettivi trascorsi esistenziali, nelle traumatiche e dolorose esperienze infantili, nella nevrotica ed ambigua tensione psicologica ed intellettuale che spingono Capote ad interessarsi al ricorso giudiziario, al fine di evitare che la pena capitale sia eseguita. Da quel “privilegiato” ed insieme conflittuale punto di osservazione, diventa difficile per lo scrittore gestire gli scrupoli morali, l’etica professionale, la generosità, l’amicizia, la prospettiva di un successo letterario annunciato, il cinismo (apparentemente o realmente colpevole?) che lo spinge ad abbandonare, in ultimo, i due detenuti al proprio destino di morte. Ogni rinvio dell’esecuzione mette a dura prova l’equilibrio di Capote, costretto a rimandare ulteriormente il capitolo conclusivo del suo romanzo: “A Sangue Freddo”, acclamato capolavoro della letteratura americana degli anni ’60, risultato di un’indagine giornalistica, sorta di viaggio d(n)ella psiche che, in ultima analisi, diventa una ricerca del sè riflesso in una tragica ed insieme affascinante avventura, nella persona “gemella” incarnata da un killer (“E’ come se io e Perry fossimo vissuti nella stessa casa” – cit). A vicenda conclusa, non a caso, Capote cadrà in uno stato di depressione (Il momento in cui Truman riesce ad ottenere tutto quello che ha sempre voluto, coincide con l’inizio del suo inarrestabile declinio” – cit). Al suo primo lungometraggio, Bennett Miller (pluripremiato autore di documentari e di spot pubblicitari), si limita a raccontare un segmento della vita del protagonista; dunque Truman Capote – A Sangue Freddo, non è un film biografico, sebbene la figura dello scrittore americano ne esca a tutto tondo, grazie alla solida sceneggiatura (un adattamento di Dan Futterman del libro biografico di Gerald Clarke: “Capote”) dalla quale traspaiono, tra le pieghe di un appassionante e variegato tracciato narrativo, gli aspetti più salienti della sua parabola artistica ed esistenziale. In un film complesso, che ha molto da dire, dove i personaggi contano più delle vicende narrate, alcune circostanze e tematiche (la doppia faccia di un’America che rincorre il felice sogno del successo e del perbenismo, e che pure cela nel suo tessuto connettivo ampie sacche di violenza, di frustrante emarginazione, di sradicamento umano, sociale e culturale) appena sfiorate e lasciate ai margini del flusso narrativo, acquistano tuttavia importanza e spessore nel gioco d’insieme, grazie alla rigorosa e puntuale messinscena che consente allo spettatore di rintracciare le tessere di un ricco e compiuto mosaico, meno abbozzato di quanto non appaia ad una visione superficiale. La regia di Miller evoca gli archetipi del cinema classico, del film-inchiesta dai toni asciutti, misurati, quasi distaccati, e rifugge ogni forma di spettacolarità in eccesso, riducendo ai minimi termini le valenze melodrammatiche. L’impianto figurativo, pittorico nelle statico-liriche inquadrature del paesaggio campestre ed urbano, le livide atmosfere ottenute con le più cupe gradazioni del grigio, del marrone, del verde, contribuiscono ad esaltare con esemplare naturalezza il carattere severo della vicenda. Le musiche “minimaliste” per pianoforte ed archi del grande compositore Mychael Danna (collaboratore di autori importanti quali Atom Egoyam, Ang Lee, Istvan Szabo, Terry Gilliam, Mira Nair), sottolineano con rara efficacia e discrezione i passaggi filmici più sensibili e toccanti. In un cast di ottimo livello, in cui spicca il bravissimo ed intenso Clifton Collins Jr. nei panni di Perry Smith, la parte del leone la fa naturalmente Philip Seymour Hoffmann, in perfetto stato di grazia, semplicemente magico nel ruolo di Truman Capote, ben oltre l’impressionante somiglianza fisica con lo scrittore. Già vincitore di un Golden Globe e in corsa per gli Oscar come miglior attore protagonista, Hoffman si riconferma grande interprete, uno dei migliori dell’intero panorama cinematografico mondiale. Si tratterebbe di ascoltare la vera voce dell’attore per stabilire fino a che punto il doppiaggio (sempre e comunque penalizzante) abbia enfatizzato, e/o caricaturizzato la già di per se eccentrica e frivola parlata di Hoffman/Capote.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 22-02-2006 03:58  
quote:
In data 2006-02-20 12:23, trentinara scrive:
@LeoBaxter
Non ho visto la versione originale ma dal trailer americano la sua voce di non mi sembra irritante come quella del doppiaggio italiano.




Guardato anch'io il trailer americano, e il doppiaggio, come al solito, soprattutto in questo caso, per quanto sia "curato", ridicolizza la parlantina originale di Hoffman che, pur nel vezzo, è decisamente meno da "marchettara". Scusate, ma quando ci vuole ci vuole... Capote parlava sullo snob-melenso, a detta di chi abbia ascoltato la sua voce dalle vecchie registrazioni radio-televisive. Capote partecipava spesso ai talk show. Mettiamoci dunque l'anima in pace su questa cosa della voce e cerchiamo altrove le ragioni delle nostre eventuali critiche. Io, tanto per dirne una nuova, la ravviso nella barbara usanza del doppiaggio.

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pantofole

Reg.: 27 Ago 2003
Messaggi: 4742
Da: milano (MI)
Inviato: 24-02-2006 15:12  
l'ho visto ieri. molto bello, tutt'altro che noioso.
conoscevo molto poco del personaggio truman capote ma non ho assolutamente trovato questo fatto come un handicap.
indubbiamente non ne esce bene, tutt'altro.
ma per quanto riguarda il rapporto con perry, non direi nè cinico nè profittatore, piuttosto essere umano combattuto tra l'istintivo senso di repulsione e contemporaneamente il forte sentimento di attrazione verso un omicida in qualche modo sui generis.
il processo di identificazione che avviene tra i due, o meglio da parte di truman in perry, si è riassunto in due emblematiche riflessioni di truman.
'non posso fingere di esserti amico perchè non posso fare a meno di desiderare di esserlo'. desidera esserlo, ma a conti fatti, di fronte all'orrore dei gesti compiuti, non può esserlo, non può accettare di desiderarlo.
'vivevamo nella stessa casa e lui ad un certo punto è andato via dalla porta sul retro, mentre io sono uscito dalla porta principale'. un vita di abbandoni li ha accompagnati entrambi, ma truman ne è uscito con successo e ormai forse rinnega un passato che non gli appartiene più e che vorrebbe dimenticare.
indubbiamente truman viene dipinto come un egocentrico decisamente tendente all'egoismo. ma questo direi soprattutto nei confronti degli altri personaggi che lo circondano.
devo dire che ho particolarmente apprezzato il modo in cui la storia è stata sviluppata, lasciando per quasi tutto il film l'orrendo omicidio inesplicato ma facendone continuamente sentire tutto il terribile peso, e la brevissima descrizione di quella notte l'ho trovata di un'efficacia incomparabile.

nota amena: la mia visione è stata deliziata dalla presenza accanto a me di una coppietta di ultraottantenni con una lei un po' sorda e un lui che amorevolmente le ripeteva le battute più drammatiche.

edit: leggendo ora il commento di alzayd mi rendo conto che potevo pure tacere, ma tant'è..

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trentinara

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 65
Da: Napoli (NA)
Inviato: 24-02-2006 20:04  
Sarà ma dall'inizio fino alla fine capote mi è sempre sembrato una grande testa di ca++o. Questo presunto conflitto interiore, questo legame con l'assassino, io nel film non l'ho proprio visto, poi voi stessi affermate che la storia è solo un pretesto per parlare del protagonista, a questo punto se non posso neanche tifare o avere pietà per lui è ovvio che mi annoio.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-02-2006 22:55  
quote:
In data 2006-02-24 20:04, trentinara scrive:
Sarà ma dall'inizio fino alla fine capote mi è sempre sembrato una grande testa di ca++o. Questo presunto conflitto interiore, questo legame con l'assassino, io nel film non l'ho proprio visto, poi voi stessi affermate che la storia è solo un pretesto per parlare del protagonista, a questo punto se non posso neanche tifare o avere pietà per lui è ovvio che mi annoio.



Guarda, puoi dire tutte le minchiate che vuoi sul film , ma non che qualcuno di noi abbia mai scritto una cosa del genere. Forse il film non lo hai capito, cosiccome non hai capito quel che hai letto...
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 24-02-2006 22:57  
quote:
In data 2006-02-24 15:12, pantofole scrive:

edit: leggendo ora il commento di alzayd mi rendo conto che potevo pure tacere, ma tant'è..



Figurati, ogni contributo è utile. Anche quando si dicono cose simili, il modo di dirle fa la differenza, aggiunge un qualcosa di personale, di unico.
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trentinara

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 65
Da: Napoli (NA)
Inviato: 25-02-2006 01:10  
@alzayd
era una risposta alle tre rece e non specificamente alla tua rece
ok riporto alcuni frasi così forse riesco ad essere più chiaro.

"...diventa difficile per lo scrittore gestire gli scrupoli morali, l’etica professionale, la generosità, l’amicizia..."

queste difficoltà non traspaiono nel film. dall'inizio fino alla fine capote ha una solo faccia.

"...dove i personaggi contano più delle vicende narrate..."

ed è vero.

"...allorché instaura con Pera Smith – uno dei due rei confessi condannati a morte – un rapporto controverso e lacerante. Le affinità tra lo scrittore e l’omicida sono rintracciabili nei rispettivi trascorsi esistenziali, nelle traumatiche e dolorose esperienze infantili..."

questo rapporto controverso, queste affinità io non le ho viste.

questo volevo intendere prima e scusami se non riesco ad essere preciso come te nel linguaggio.

Nota: L'ultima frase non vuole essere provocatoria ma è sincera e neanche paraculo semplicemente riconosco i miei limiti.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: trentinara il 25-02-2006 alle 01:11 ]

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